Swing Time by Smith Zadie

Swing Time by Smith Zadie

autore:Smith, Zadie [Smith, Zadie]
La lingua: eng
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Quinta parte

NOTTE E GIORNO

Uno

Sedevano l’uno di fronte all’altra, c’era un’atmosfera molto intima, se si riuscivano a dimenticare i milioni di persone che li stavano guardando. Prima avevano fatto un giro nella bizzarra casa di lui, guardando i suoi tesori, le sue opere d’arte pacchiane, i suoi tremendi mobili dorati, parlando del più e del meno, e a un certo punto lui le aveva cantato una canzone e aveva eseguito alcuni dei suoi passi più famosi. Ma noi volevamo sapere una cosa sola, e sembrò che finalmente lei si stesse preparando a chiedergliela, e persino mia madre, che stava lavoricchiando in giro per casa e sosteneva di non essere interessata, venne a sedersi accanto a me davanti al televisore per vedere cosa sarebbe successo. Presi il telecomando e alzai il volume. Okay, Michael, disse lei, passiamo al tuo lato più discusso, cioè il fatto che oggi il colore della tua pelle è chiaramente diverso da quando eri più giovane, e questo ha provocato parecchie congetture e polemiche su quello che hai fatto o stai facendo…?

Lui abbassò lo sguardo, cominciò la propria difesa. Mia madre non gli credeva, e nei minuti successivi non capii una parola di quanto dicevano quei due, c’era solo lei che discuteva con il televisore. E così sono uno schiavo del ritmo, disse Michael, e sorrise, anche se sembrava spaesato, ansioso di cambiare argomento, e Oprah glielo lasciò cambiare e la conversazione proseguì. Mia madre uscì dalla stanza. Dopo un po’ mi annoiai e spensi la TV.

Avevo diciotto anni. Era l’ultimo anno che io e mia madre abitavamo insieme, e già allora non sapevamo come stabilire un legame fra le nostre nuove incarnazioni: due donne adulte che per il momento occupavano lo stesso spazio. Eravamo ancora madre e figlia? Amiche? Sorelle? Compagne di appartamento? Avevamo orari diversi, non ci vedevamo molto, ma io temevo di aver abusato della sua pazienza, come uno spettacolo durato troppo a lungo. Andavo quasi ogni giorno in biblioteca a cercare di studiare, mentre lei lavorava tutte le mattine come volontaria in un centro per giovani in difficoltà, e la sera in una casa rifugio per donne nere e asiatiche. Non dico che non fosse sinceramente appassionata al suo lavoro, e anche brava, ma è pur vero che quei due impegni facevano un’ottima impressione sul curriculum di una candidata alla carica di consigliera comunale. Non l’avevo mai vista così indaffarata. Sembrava che fosse contemporaneamente in ogni parte del quartiere, coinvolta in ogni cosa, e tutti concordavano che il divorzio le donava, sembrava più giovane che mai: a volte temevo che a un certo punto, in un futuro non molto lontano, ci saremmo ritrovate ad avere la stessa età. Mi capitava raramente di camminare per le strade della sua circoscrizione senza che qualcuno venisse a ringraziarmi “per tutto quello che tua madre sta facendo per noi”, o per dirmi di chiederle se sapeva come avviare un doposcuola per i bambini somali appena arrivati, o se conosceva uno spazio dove tenere un corso di educazione stradale per ciclisti.



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